Situazione Finanziaria
Il patrimonio dell’Ospedale Civico Albano è unicamente di tipo immobiliare.
Esso nasce con il legato di annui Ducati 300 assegnato dal possidente Girolamo Albano con testamento olografo del 9 marzo 1838, destinati ad assicurare le cure ai malati poveri dell’isola di Procida.
Successivamente, con lasciti di altri benefattori, tra cui il Rev. Giuseppe Muro e la Sig.ra Francesca Botta, nonché a seguito della fusione con l’Ospedaletto Francescano, che apportò £. 50.000 in titoli del debito pubblico, il patrimonio venne sensibilmente accresciuto, con l’intento di realizzare l’ampliamento dei locali dell’Ospedale per unire e potenziare le attività dello Spedale Civico Albano e dell’Ospedaletto Francescano.
Con la fusione delle due Opere di assistenza ai poveri l’ente Ospedale Civico Albano Francescano riscosse notevoli consensi ed il Dr. Domenico Scotto La Chianca, nel suo testamento pubblico del 1939, lo indica erede del cospicuo patrimonio immobiliare che possedeva sia sull’isola di Procida che a Monte di Procida, tra cui anche l’intero isolotto di Vivaro.
Con la nascita del S.S.N. e l’emanazione della normativa di cui al DPR n. 616/1977 per lo scioglimento delle I.P.A.B., l’ente dovette resistere al concreto rischio di scioglimento; fece periziare il proprio patrimonio immobiliare che nel 1991 venne complessivamente valutato in £. 20.294.000.000. La Regione Campania, cui l’ente s’era rivolto ai sensi del D.P.C.M. del 16.02.1990, stante il cospicuo patrimonio, riconobbe lo status giuridico di Ente di diritto privato all’Opera Pia “Ospedale Civico Albano Francescano”, evitandone la dissoluzione.
Nel 1999, dovendosi procedere ad un riequilibrio strutturale in quanto s’erano accumulati molti debiti, fu alienato un cespite in Monte di Procida, afferente all’eredità del Dr. Scotto La Chianca. Furono saldati i debiti e la somma residua venne investita per ricavarne rendite da destinare all’attività assistenziale.
Nel 2010 per ristrutturare la sede operativa e realizzare l’attuale Casa alloggio venne sottoscritto un mutuo per 80mila €uro nonché investito l’intero patrimonio dei titoli posseduti, circa 600mila €uro, e venne periziato nuovamente il patrimonio immobiliare che, a meno del complesso strumentale all’attività assistenziale e dell’isolotto di Vivaro, venne valutato in €.10.492.980.
Nel 2019, a seguito della sentenza della Corte di Cassazione n° 23384 che ha condannato l’ente a restituire ai discendenti del Dr. Scotto La Chianca l’eredità pervenuta nel 1940, il patrimonio dell’Ospedale Civico Albano Francescano si è ridotto a circa il 30% di quello che portò al riconoscimento della personalità giuridica di diritto privato.
Il patrimonio immobiliare residuo, al 31.12.2020, è per circa il 70% produttivo di reddito mentre il restante 30% è ad uso strumentale.
Già a partire dal 2004, quando venne a scadenza il contratto di fitto di Vivaro, essendo stata istituita la Riserva naturale statale nel 2002, la Regione Campania decise di non rinnovarlo; iniziarono così a manifestarsi le difficoltà economiche per tenere in equilibrio la gestione dell’ente. Infatti, venendo meno il canone di fitto dell’isolotto, ca. 55.000 €/anno, l’ente non riusciva a chiudere i bilanci in pareggio, accumulando ogni anno un disavanzo di 30/40mila €uro. In attesa del dovuto equo compenso, le amministrazioni che si sono succedute, hanno sempre ritenuto di poter recuperare il debito che si andava accumulando non appena tale compenso fosse stato riconosciuto, anche in considerazione delle finalità cui esso era destinato: la rendita di Vivaro era essenziale. Anche la richiesta di ottenere dal Ministero dell’Ambiente il ristoro della mancata produzione agricola, che dal 2004 al 2016 era stata valutata in circa 240mila €uro, venne rifiutata. La stessa vertenza con i discendenti del benefattore Dr. Domenico Scotto La Chianca, che aveva visto le tesi dell’Ospedale prevalere sia nel primo che nel secondo grado di giudizio, venne posta in discussione dalla Cassazione che rinviò per ben due volte il giudizio affidandolo ad altra Corte di Appello. L’ultima Sentenza della Cassazione, confermando la terza sentenza della Corte di Appello emessa nel 2015, ha visto definitivamente soccombere l’Ospedale che ha dovuto restituire l’eredità pervenuta nel 1940, compreso l’isolotto di Vivaro, ed è stato condannato anche a rifondere le spese legali dell’intero giudizio (oltre 70mila €uro).
Con la sentenza è anche venuta a mancare la possibilità di coprire la grossa debitoria che nel frattempo si era accumulata. Ad oggi si stima che il debito sia intorno agli 800mila€uro da ripianare necessariamente con l’alienazione di cespiti del patrimonio residuo.
La drammatica crisi finanziaria, i creditori che pignorano i canoni dei cespiti del patrimonio residuo, mettono in ginocchio l’istituzione che vive il concreto rischio di dover chiudere l’attività assistenziale sull’isola, trasferendo gli attuali ospiti presso una struttura similare disposta ad accoglierli a fronte del pagamento della relativa retta.
Il bilancio consuntivo relativo al 2019 si è chiuso con un disavanzo di oltre 160 mila €uro ed il 2020 con un’ulteriore perdita di circa 114 mila €uro.
È, pertanto, evidente la impossibilità di proseguire nella gestione della Casa alloggio che viene mantenuta ancora operativa solo grazie alla disponibilità del personale che si prodiga oltremodo senza percepire per intero quanto dovuto.
Ove l’isola voglia mantenere sul proprio territorio una struttura di assistenza per gli anziani deve individuare rapidamente un nuovo gestore, con cui l’Albano Francescano è pronto a collaborare, anche cedendo in comodato la propria struttura ed affidandovi i propri beneficiari contribuendo al pagamento della relativa retta. L’alternativa non può che essere la deportazione dei nostri anziani fuori dell’isola, cosa che segnerebbe la fine della solidarietà da sempre molto sentita sull’isola e che non vorremmo assolutamente avvenisse.